giovedì 5 gennaio 2012

Tutte le balle su Berlusconi


In una delle più celebri arie rossiniane il Barbiere di Siviglia canta che la «calunnia é un venticello, un'auretta assai gentile, che insensibile sottile, leggermente dolcemente incomincia a sussurrar» sino a divenire un colpo di cannone. E' una situazione che ben rappresenta quella al centro della quale, piano piano, è venuto a trovarsi il Governo della Casa delle Libertà, per via di un'incessante opera di mistificazione condotta con una sorprendente sfacciataggine e assiduità dalla sinistra, grazie anche alla complicità della maggior parte dei media italiani, tesa esclusivamente ad infamare Silvio Berlusconi.
A replicare in maniera acuta e diretta alle innumerevoli falsità avanzate contro il Presidente del Consiglio è il libro curato da Vittorio Feltri e Renato Brunetta, alla cui stesura hanno partecipato Luca D'Alessandro, Davide Giacalone, Andrea Mancia, Paolo Reboani e Giorgio Stracquadanio, dal titolo esplicativo «Tutte le balle su Berlusconi». Un breve manuale di conversazione politica elettorale in vendita ad un prezzo modico con Libero di oggi, in cui le enormità pronunciate dagli esponenti della coalizione della Sinistra italiana vengono comparate ai dati e alle «evidenze statistiche e logiche», sottolinea Feltri nella prefazione, spiegando come lo scopo di questa pubblicazione non sia stato ab origine quello di difendere l'operato del governo ma di «descrivere il livello, talora preoccupante, del dibattito civile in Italia».
«Il guaio grosso - viene infatti precisato - è che una parte consistente della sinistra pensa se stessa come depositaria di una qualche superiorità morale. Si immagina custode dei sacri principi democratici, unica interprete della salute pubblica , che solo per sbaglio degli elettori o per trucco degli avversari può essere defraudata della vittoria. (...) Ed è drammatico che non si rendano conto che non esiste principio più illiberale di questo, che non esiste più pericolosa premessa». Altro grosso guaio, aggiungiamo noi, è la propensione alla falsità e alla calunnia della nostrana opposizione che confonde il proprio importante ruolo democratico con un'inusuale arte dell'ingiuria, dando vita ad una serrata contesa fra chi la spara più grossa.
Negli organici capitoli riassuntivi in cui è organizzato «Tutte le balle su Berlusconi» le infondate e più ricorrenti accuse della sinistra vengono sistematicamente smontate, dimostrando la loro assoluta inconsistenza rispetto all'azione condotta dal Governo e dunque la loro portata diffamatoria. «Siamo tutti precari», «Macelleria sociale», «Mezzogiorno di fuoco», «Sale la pressione fiscale», «Ingiustizia è fatta», «La legge truffa», «La scuola svenduta», «Cattedrali nel deserto», «Dissolution» e «Schermo delle mie brame» sono le linee guida che condensano le più comuni falsità ormai, purtroppo, entrate nel pensare comune e ripetute acriticamente stile cantilena nei dibattici politici come nei bar. Si tratta in verità di irrazionali affermazioni catastrofiche, anche un po' iettatorie, in effetti, come quelle sul precariato o sulla crescete povertà italiana. Basti pensare che, come spiegato in modo estremamente lineare nel libro di Brunetta e Feltri: «Oggi in Italia abbiamo raggiunto il massimo storico di occupati, pari a 22,5 milioni di unità, un tasso di disoccupazione al 7,1 per cento - mai così basso prima e al di sotto della media europea - una percentuale di lavoro a tempo indeterminato che si mantiene sostanzialmente stabile. 9 contratti su 10 sono contratti permanenti».
Quanto alla povertà «dati Istat indicano che nel quadriennio 2001-2004, a fronte di un aumento del Pil reale, cioè calcolato a prezzi cosantidi circa l'1,9% il reddito disponibile è aumentato, sempre in termini reali, del 2,5%, mentre l'ammontare complessivo delle retribuzioni lorde è aumentato, sempre in termini di potere d'acquisto, del 4,6%. Un incremento contenuto che riflette la bassa crescita del periodo, ma non una diminuzione». Non corrispondenti al vero sono poi le dicerie di chi sostiene che il Governo Berlusconi avrebbe tagliato la spesa sociale e non avrebbe badato alle necessità del Sud Italia, così come appare dall'analisi delle Finanziarie approvate in questi anni.
Emblematiche a rileggerle appaino, poi, circa l'illogicità delle accuse rivolte al Governo, i commenti della Sinistra sui sacrosanti interventi sulla giustizia, sempre additati come leggi ad personam (in proposito con sagacia nel libro si sottolinea come parlare di legge ad personam sia una contraddizione in termini vista la valenza generale delle fonti). Assurdo infatti appare l'accanimento con cui è stato osteggiato il provvedimento che è venuto a regolare, tramite l'inserimento di tempi più consoni, l'istituto della prescrizione con la sola modifica, a differenza di quanto viene detto in malafede, del calcolo interruttivo che: «Mentre prima era al massimo pari alla metà del periodo previsto, ora, nel caso in cui si tratti di cittadini incensurati, cioè persone che non sono mai state condannate, si aumenta solo di un quarto». Incomprensibili risultano, dunque, commenti come quelli di Angius (Ds) che parlò di «una legge assurda, contraddittoria ed esplosiva che per salvare uno solo cancella con un colpo di spugna centinaia di migliaia di processi e fa carta straccia del principio di certezza della pena». Sarà... Altrettanto immotivate sempre in tema di giustizia sono parse le critiche alla legge sull'Ordinamento Giudiziario e sulla Legittima Suspicione (così detta legge Cirami), che reintroduce nel nostro ordinamento un istituto antichissimo già descritto favorevolmente da Ulpiano.
Su tutte le verità svelate da un libro, che si configura come un utilissimo vademecun politico «anti-balle», assai divertente risulta quella sul falso in bilancio, in merito a cui gli autori si augurano che, un domani , in un qualche processo penale dove sarà contestato tale reato, l'imputato, dopo aver letto quanto riportato sui giornali e ribadito più volte da esponenti politici di primo piano, talora giuristi, non caschi dalle nuvole sostenendo di essere accusato di quel che credeva fosse lecito. Sì, perché in quel caso, l'imputato, vittima di un informazione faziosa, sarebbe comunque condannato. Chissà, magari potrebbe rivolgersi ai responsabili imputando la loro colpa, magari si vedrebbe anche risarcire i danni..

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