venerdì 13 gennaio 2012

Bucoliche


« Titiro, tu riposando alla cupola vasta di un faggio,
mediti un canto silvestre sulla sampogna leggera;
noi lasciamo i confini, lasciamo le dolci campagne,
noi fuggiamo la patria; ... »
(Virgilio, Bucoliche, I, 1-4.)
Le Bucoliche sono un'opera del poeta latino Virgilio (Publio Virgilio Marone), pubblicata intorno al 38 a.C. costituita da una raccolta di dieci ecloghe esametriche con trattazione e intonazione pastorali; ogni componimento è composto da 63 a 111 versi, per un totale di 829 esametri. Questa scelta colloca quindi l'opera nel solco neoterico-callimacheo, e precisamente nel filone teocriteo.
“Bucoliche" deriva dal greco Βουκολικά (da βούκολος = pastore,mandriano, bovaro); sono state definite anche ἔκλογαι, Egloghe, ovvero “poesie scelte”. Esse furono il primo frutto della poesia di Virgilio, ma, nello stesso tempo, possono essere considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea di Napoli.

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